Angeli dei Sette Chakra |
 Gli Angeli dei Chakra si rivolgono ad animi in cammino verso un sempre maggiore e consapevole equilibrio personale.
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Frida Kahlo dipinse “La colonna spezzata” nel 1944, quando la salute stava decisamente peggiorando e soffriva per i dolori lancinanti, simboleggiati pittoricamente dai chiodi conficcati ovunque.
Una colonna ionica frantumata sostituisce quella vertebrale.
Cominciò una sorta di lungo calvario: nel 1946, a New York, fu operata; tornata a casa, chiusa di nuovo in un busto, dipinse “Albero della speranza”. Era per il suo mecenate, l’ingegnere Eduardo Morillo Safa. Nel quadro, Frida è solennemente vestita di rosso, siede all’ombra della luna, lasciando l’altra se stessa - sulla barella e con le ferite sanguinanti - esposta alla luce del sole. È l’astro diurno, secondo la tradizione azteca, che richiedeva il sangue quale tributo al rinnovamento della vita sulla terra. Lei sperava, offrendo quel sacrificio doloroso, nel risultato dell’intervento chirurgico.
Quell’anno dipingerà ancora, drammaticamente. Stavolta, pur mantenendo il suo volto, ha il corpo dell’amato cerbiatto Granizo, trafitto da numerose frecce. “Il piccolo cervo” è colpito a morte.
Nel 1951 subisce altri interventi chirurgici alla colonna vertebrale. Per riconoscenza verso il dottor Farrill, che l’aveva salvata (praticandole una serie di innesti ossei), dipingerà un autentico retablos: Frida, sulla sedia a rotelle, è davanti al cavalletto, intenta al ritratto del dottore. Sulla tavolozza, al posto dei colori, c’è il suo cuore.
Intanto, tra un intervento e l’altro, occorreva lenire un insopprimibile dolore. Nell’aprile 1953 l’amica e fotografa Lola Alvarez Bravo organizza la prima esposizione personale di Frida Kahlo in Messico, convinta che gli onori le andassero tributati in vita. Lei, nel Diario, farà un piccolo, poetico elenco dei dipinti esposti:
La vita ammutolita…
datrice di mondi.
Cervi feriti
Abiti da tehuana
Raggi, pene, Soli
ritmi nascosti
“La piccola Mariana”
frutti un tempo molto vivi.
la morte si allontana –
linee, forme, nidi.
le mani costruiscono
gli occhi aperti
i Dieghi compassionevoli
lacrime intere
tutte sono molto chiare
Cosmiche verità
che vivono senza suoni
Albero della speranza
mantieniti saldo.
Fu deciso di amputarle la gamba nell’agosto del 1953. Morì un anno più tardi, la notte del 13 luglio. Le ultime parole scritte nel Diario: “Attendo con gioia la mia dipartita…e spero di non tornare mai più…Frida”.
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